COMUNICATO STAMPA
RETE NAZIONALE OPERATORI DELL’USATO: IL PROBLEMA NON SONO I CONTENITORI GIALLI MA LE CONTAMINAZIONI MAFIOSE
Il servizio delle IENE, andato in onda nella puntata di domenica 27 ottobre, rimarca l’assoluta urgenza di applicare misure di prevenzione per contrastare le filiere illecite. “Rete ONU” – ha dichiarato il Presidente della Rete Nazionale operatori dell’usato, Alessandro Stillo – “si è attivata ormai da anni sul tema, prima creando un osservatorio interno sugli indumenti usati, poi creando un rigido codice etico che esclude gli operatori torbidi dalla sua compagine”.
“Dopodiché” – prosegue Stillo – “a partire da marzo 2018 Rete ONU ha promosso, assieme a Utilitalia e Centro Nuovo Modello Sviluppo, un Tavolo di consultazione degli stakeholder della raccolta e del recupero di indumenti usati, cui obiettivo prioritario era individuare strumenti di prevenzione da applicare in sede di appalto per aumentare il potere contrattuale sia delle stazioni appaltanti che degli operatori della raccolta che, in tutta evidenza, sono esposti a un mercato critico. A partire da tale consultazione, conclusasi ormai da un anno, Utilitalia avrebbe dovuto produrre delle Linee Guida. Crediamo ci sia un’urgenza improcrastinabile per la loro pubblicazione: senza misure di prevenzione sarà difficile cambiare la situazione del settore”.
“Tra i nostri maggiori punti di preoccupazione” – sottolinea Stillo – “ci sono le gare che mettono all’asta gli indumenti concedendo il servizio di raccolta a chi offre più denaro alla stazione appaltante. Una dinamica di massimo rialzo che, soprattutto prendendo atto del momento di crisi che sta attraversando il mercato, rischia di favorire gli operatori torbidi che sono disposti a compiere illeciti ambientali pur di abbattere i costi ed avere più marginalità da offrire per aggiudicarsi il servizio”.
“Occorre poi aprire un serio ragionamento sulla capacità impiantistica dell’attività di recupero” – rimarca Renato Conca, Responsabile del Comparto cooperative di Rete ONU – “In Lombardia, in particolare, a partire dal sequestro dell’impianto della Nuova Tessil Pezzame nel 2017, risulta chiaro che esiste una carenza impiantistica che limita sbocchi e potere contrattuale degli operatori della raccolta. Va aperto un Tavolo con la Regione che prenda di petto il problema e che coinvolga tutti i player interessati. Qualsiasi soluzione nasca da questo auspicabile confronto” – rimarca Conca – “dovrà essere nel segno della trasparenza, della tracciabilità e della preservazione della pluralità degli operatori presenti sul mercato, siano essi profit o non profit”.
“Non vorremmo” – conclude Conca – “che una comprensibile crisi di fiducia verso il sistema di raccolta fondato sui contenitori stradali, anche a causa della questione sollevata giustamente da “Le Iene”, apra spazio a scenari che sarebbero peggiorativi. In seguito al pacchetto europeo sull’economia circolare, infatti, si stanno preparando norme che prevedono una corresponsabilità delle aziende che producono e distribuiscono vestiti nuovi nel sostenere gli oneri del loro recupero. Ciò si può tradurre in utile sostegno alle operazioni di recupero, anche in ottica di messa in trasparenza delle filiere, oppure, al contrario, in logiche di rottamazione e reverse logistic dove i vestiti usati siano raccolti direttamente dai distributori dei vestiti nuovi. Ma se i flussi di usato finissero per essere gestiti dalle imprese del nuovo, non solo il loro riutilizzo rischierebbe di essere inibito perché in conflitto con i loro interessi, ma con ogni probabilità diminuirebbero anche gli strumenti di controllo che la collettività può imporre mediante gli enti locali e le aziende d’igiene urbana da essi delegate”.
Di tutti questi temi si parlerà nel convegno “Il boom del riutilizzo nella politica ambientale: scenari, analisi, proposte normative”, che Rete ONU organizza ad Ecomondo il 6 novembre 2019.
Di seguito il link al programma: